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Della parrocchia in generale

La visita

 

Santa Maria

Brevi cenni folcloristici

 

Sant' Eleuterio

Visita alla chiesa

Brevi cenni folcloristici

 

Sant' Agostino

 

Iniziando la nostra visita non si può che partire dalla cupola, che come detto è alta 24 metri e contiene i dipinti più antichi. Nella cupola sono raffigurati, in cornici ovali, i quattro carismi episcopali: la Vigilanza, la Pietà, la Carità e il Magistero. Al centro del rosone è possibile vedere ancora la carrucola da dove doveva scendere il lampadario che illuminava la cupola e la chiesa stessa. Sotto il cornicione vi sono otto angeli in stucco che reggono, iniziando di fronte da sinistra verso destra: la tiara, il pastorale, la pianeta, il messale, la stola, il manipolo, la berretta e il cappello. Nei pennacchi sono raffigurati i quattro evangelisti: San Giovanni, San Matteo, San Luca e San Marco.

Prima di iniziare a visitare il resto della chiesa bisogna precisare che la chiesa allorché fu costruita fu dotata di sette altari: Sant’Eleuterio, Santissimo Sacramento, Immacolata, Altare Maggiore, San Giuseppe, San Rocco e dei Morti; attualmente se ne ammirano solo cinque in quanto due furono trasformati, per esigenze liturgiche, in amboni.

La nostra visita continua con l’edicola dedicata a Santa Maria GORETTI, costruita nel 1954, qui si può ammirare l’antica fonte battesimale in legno e stucchi, nella parte superiore è visibile una piccola tela raffigurante il battesimo di Gesù nel Giordano (Mt. III, 13-17). Il cielo è affrescato con ovali che contengono angeli. Di qui proseguendo in senso orario, incontriamo in una nicchia in legno Sant’Antonio di Padova e San Giuseppe, passando oltre troviamo l’altare di Sant’Eleuterio: in esso possiamo ammirare la bella pala raffigurante il Santo; nel cartiglio è riportata la seguente iscrizione: “HOC ANGLO DIVO CUM DATUM EST AUFERRE VENENA FERARUM DUX POSUIT PLACIDI SIGNA DRAGONIS HABENS” e cioè “AL SANTO INGLESE A CUI E’ DATO IL POTERE DI TOGLIERE IL VELENO DELLE FIERE IL DUCA INNALZO’ QUESTO CHE HA I SEGNI DI UN PLACIDO DRAGONE”.

Questo ci ricorda come quest’altare venne costruito con un cospicuo contributo del Duca BONCOMPAGNI (la cui famiglia ebbe il Ducato di Arce dal 1580 al 1796), il quale vi manteneva un cappellano per le celebrazioni liturgiche. Nel 1956 mentre si stava restaurando quest’altare fu trovata, durante una ricognizione privata delle ossa del Santo, in una cassetta, una pergamena datata 15 giugno 1799 a firma dei notabili dell’epoca in cui è certificato che durante il passaggio di truppe francesi Arce fu messa al sacco e la chiesa fu usata come alloggio dalle truppe; questi notabili rientrando nella chiesa parrocchiale dopo questa vicenda trovarono un’urna contenente delle ossa che riconobbero come quelle del Protettore e le restituirono al parroco per riporle sotto il suo altare. Con l’occasione del restauro è stata posta sotto l’altare una statua raffigurante il Sant’Eleuterio morente, opera della ditta LETTIERI di Napoli. Nel rosone superiore dell’altare è raffigurato in uno stucco l’annunciazione alla Madonna con un cartiglio con la scritta “AVE MARIA GRAZIA PLENA”; l’altare è sovrastato da uno stemma con corona, lo stemma attualmente non è riconoscibile si ipotizza che fosse lo stemma della famiglia Boncompagni. Nel cielo di questo braccio è dipinto Mosè che indica il serpente di bronzo, chi lo guardava guariva dal morso velenoso dei serpenti (Mosè –I Numeri, XXI, 4-9), si ricorda che Sant’Eleuterio è ritenuto protettore dei morsi degli animali velenosi.     >>>Segue